lunedì 26 gennaio 2009


La Crisis según "Einstein"

"No pretendamos que las cosas cambien, si siempre hacemos lo mismo. La crisis es la mejor bendición que puede sucederle a personas y países, porque la crisis trae progresos. La creatividad nace de la angustia como el día nace de la noche oscura. Es en la crisis que nace la inventiva, los descubrimientos y las grandes estrategias. Quien supera la crisis se supera a sí mismo sin quedar "superado".

Quien atribuye a la crisis sus fracasos y penurias, violenta su propio talento y respeta más a los problemas que a las soluciones. La verdadera crisis, es la crisis de la incompetencia. El inconveniente de las personas y los países es la pereza para encontrar las salidas y soluciones. Sin crisis no hay desafíos, sin desafíos la vida es una rutina, una lenta agonía. Sin crisis no hay méritos. Es en la crisis donde aflora lo mejor de cada uno, porque sin crisis todo viento es caricia. Hablar de crisis es promoverla, y callar en la crisis es exaltar el conformismo. En vez de esto, trabajemos duro. Acabemos de una vez con la única crisis amenazadora, que es la tragedia de no querer luchar por superarla."

Albert Einstein

Cacao

Cacao, la base del buen chocolate

El cacao, componente fundamental del chocolate, es un cultivo originario de América. El primer europeo en descubrir los granos de cacao fue Cristóbal Colón, durante su cuarto viaje a nuestro continente, al llegar a lo que es hoy en día Nicaragua. Estos granos eran usados por los nativos como moneda, además de ser empleados para preparar una deliciosa bebida.


En Ecuador es llamado "nacional" o "cacao fino y de aroma, sabor arriba" y es el que tiene un sabor mas particular de todas las variedades.

Analisis organoleptico:
color mas bien marron oscuro con reflejos violetas.
Aromas de madera (cedro), tabaco, ciruelas pasas, de hojas secas, mismo de thé no fermentado, notas de frutos secos tostados.
Sabores: nueces, y un amargo maduro sin agresividad (no necesita tanta azucar como los otros cacaos), largo en boca excepcional.
Poseen un amargor suave, sabores àcidos y afrutados. Son poco astringentes, posen una sutileza y delicadeza aromatica. Pueden detectarse sabores a frutas àcidas (cìtricos, frutas del bosque, etc.) y a pasas de Corinto.



El famoso cacao de Ecuador 'Sabor Arriba':

La producción cacaotera se origina en la parte húmeda de la costa ecuatoriana, en las provincias del Los Ríos, El Oro y Guayas, en especial en la cuenca del río Guayas, zona a la cual se le denominó zona "Arriba", de donde provenía el mejor cacao. En la actualidad el cultivo ocupa una superficie de aproximadamente 263.000 has distribuidas en las provincias de la Costa, Sierra y parte del Oriente.Las provincias que tienen mayor extensión en los cultivos son la provincia de Los Ríos con un 35% del total sembrado, Guayas con el 25 %, Manabí el 14%, esmeraldas el 8% y El Oro el 5%. Entre las provincias de Pichincha, Cotopaxi, Bolívar, Chimborazo, Cañar, Azuay y el Oriente se reparten el 13%.



Autore: Franco De Panfilis

giovedì 15 gennaio 2009

Mercato del biologico in crisi? 2009: è tempo di cambiare marcia!

In questi giorni mi domandano cosa succederà con il biologico, sul futuro delle banane bio, se addirittura andremo avanti con le importazioni bio dall’Argentina ed in genere quali sono le nostre previsioni sul mercato bio.

Il tanto tempo dedicato a questo settore mi permette di avere una visione globale grazie ai molti anni di rapporti con i diversi produttori del Sud America ed all’attività commerciale sviluppata sia sul mercato italiano che su quello europeo. Nel 1997, pionieri in questo settore, partimmo impostando un programma di fornitura di banane biologiche continuativo che settimanalmente offriva prodotto al mercato italiano. Siamo stati i primi ad arrivare in Europa con agrumi e susine biologici in contro stagione ed ancora oggi siamo i soli ad arrivare direttamente nei porti italiani con pere e mele biologiche a partire da fine gennaio; senza menzionare le ciliege biologiche via mare che facciamo arrivare ogni Natale!

Conservo la memoria di tutte le difficoltà attraversate in questi anni e devo dire che noi, operatori del bio, giungiamo a questo periodo di crisi globale e generalizzata con una posizione solida e con prodotti che certamente non hanno surrogati sul mercato.

Non ci poniamo il problema del SE andare avanti, casomai del COME…


Piantagione di susine bio ai piedi della Cordillera de los Andes, Mendoza, Argentina


C’è senz’altro una forte tensione, certa o provocata da buyers che debbono portare a casa dei risultati, da aziende di catering che non potendo agire sull’aumento dei prezzi della pasta o del pane pensano come variabile di aggiustamento ai prodotti d’importazione ed in particolare a quelli biologici (per loro sempre cari, comunque sia!), da piccole e medie aziende che cercano proprio in questo momento di far quadrare i loro conti a spese del bio....in definitiva nessun catastrofismo …nulla di nuovo sotto il sole.

La situazione attuale merita certamente una più approfondita analisi. Nel nostro caso è a qualche tempo che stiamo facendo una disamina nel nostro lavoro, rivedendo il nostro network con i produttori ed ottimizzando laddove sia possibile per consolidare un’organizzazione moderna ed efficiente evitando di spersonalizzare la nostra attività.

Molti progetti bio, tra cui i nostri, coerenti sia in momenti d’oro che di “magra”, aspirano ad instaurare rapporti altrettanto coerenti con i partners clienti locali. Abbiamo ignorato i folli prezzi del secondo semestre 2007 (vi ricordate quando il cartone di banane convenzionali Chiquita costava il 30% in più rispetto al nostro bio?) ed oggi non accettiamo ragionamenti disfattisti da “scaricare” sulla pelle del produttore.

Questa crisi mondiale cominciata nell’estate 2008 ha offerto una pletora di cattive analisi e previsioni sul mercato bio così lontane dalla realtà da apparire oggi, dopo solo 6 mesi dall’inizio, come una farsa di molti attori che operano all’interno del mercato bio senza conoscerlo e tanto meno crederci. Le stesse analisi di sedicenti esperti continuano imperterrite ad offrire una visione catastrofica della realtà vaticinando la fine della “moda bio”. Altri approfittano del particolare periodo congiunturale per tentare di allungare i tempi di pagamento o per tagliare la gamma bio dai menù scolastici, considerando che qualsiasi cosa fuori dall’orticello di casa sia di per sé caro e da evitare.

In più, questa fine anno, ci è toccato anche ascoltare la proposta di bandire gli ananas dagli scaffali soppiantandoli con lenticchie DOP, prodotto sicuramente più “attaccato al territorio” ma meno indicato per un dessert! (mi domando se operatori come noi, che pagano puntualmente centinaia di migliaia di euro in tasse, dazi doganali, servizi logistici nostrani alimentando un notevole indotto sul terziario, debbano essere catalogati come gente poco attaccata al territorio!).

Per queste ragioni, invece di fare come altri scrivendo su cosa succederà, ho preferito riassumere in questo articolo di fine anno una serie di “antidoti” da tenere presenti:

1- Non sottovalutiamo il consumatore bio…offriamogli un PROGETTO, non solo un prodotto!!

Gruppi di acquisto e gite in campagna per acquistare direttamente dai produttori (USA)


I consumi bio tengono e come. Il consumatore bio si dimostra attento, maturo e molto fedele ai propri modelli di consumo. Non si è verificato assolutamente il temuto crollo dei consumi bio.

Sicuramente registriamo una razionalizzazione degli acquisti, rinunciando a qualche extra ma senza ridimensionare la spesa bio. C’è, quindi, una parte di italiani che ha cominciato a risparmiare, ad esempio rimandando il cambio dell’auto, ma che ha focalizzato la spesa sui beni percepiti come necessari, e l’alimentare bio è pienamente incluso in questo paniere di spesa “intelligente”. Ne è un segnale l’andamento positivo delle vendite soprattutto nei negozi bio; un esempio, tutti i negozi Naturasì negli ultimi mesi hanno avuto un incremento delle vendite superiore al 5%.

L’annus horribilis, durante il quale molti indici annunciavano la fine del lusso del biologico, in realtà sta dimostrando per il bio un trend migliore rispetto alla spesa convenzionale. Vado oltre; penso che il 2009 chiuderà finalmente la questione del bio come un lusso, ma sarà finalmente considerato come una necessità per molti consumatori consapevoli di quello che vogliono per il proprio corpo e per l’ambiente che li circonda.

Si apre per tutti noi, convinti sostenitori di questo settore, la possibilità di vivere una nuova codificazione delle modalità del consumo.

Supermercato USA con promozione di mele bio argentine (notare lo spazio dedicato e l’assenza del vassoio)


Approfittando della calma di questi giorni ho potuto osservare la gente, i volti delle persone per la strada, le famiglie con i loro carrelli nei centri commerciali, nei negozi di quartiere…risulta palese il mutamento della spesa. In giro per le città del mondo (solo nel 2008 tra macchina ed aereo ho fatto più di 135.000 km.... forse posso dire di aver visto un pezzo di mondo) ho potuto costatare che siamo di fronte alla cosiddetta messa in discussione dei consumi. Si stanno creando, infatti, le condizioni per la resa degli esperti di marketing. Chi continua a voler imporre certi modelli di consumo non si rende conto che questi sono mutati profondamente ed ignora che alla fine i consumatori desiderano fuggire dalla massificazione ed oggi più che mai, nonostante la crisi nei consumi di vari prodotti, vogliono avere l’impressione di essere al centro dell’attenzione del prodotto e di chi lo produce. Forse, addirittura, vogliono sentirsi parte di un progetto e non di un meccanismo!

Purtroppo, però, la realtà attuale fa registrare una diminuzione delle referenze bio nei vari punti vendita della GDO “ghettizzandole” nuovamente in qualche angolo del supermercato come si faceva negli anni novanta.


Negozio bio dove si espone la scheda del produttore: “Mettiamoci la faccia”

2- Impariamo a fare più comunicazione e meglio per i nostri “caldi” prodotti

Gli scambi culturali non possono che portare a risultati positivi in qualsiasi campo; penso alla gente che ho conosciuto solo in quest’ultimo anno. Mi scorrono nella mente i visi di tanti lavoratori impegnati responsabilmente con la loro terra e la convinzione che trasmettono con i loro esempi di vita.

In Sud America il clima offre molti vantaggi, le stagioni sono rovesciate rispetto al nostro emisfero e molta gente qui in Europa vuole “sentire” a tavola la presenza di questi prodotti. Quest’anno, però, mi sono accorto che oltre ai tanti prodotti tropicali o prodotti che altrimenti non sarebbero reperibili sui nostri scaffali durante l’inverno nostrano, è l’ottimismo di chi li produce la migliore medicina per tutti quanti noi abitanti di questo vecchio continente nel quale, a volte, un velato realismo assume le vesti di un cupo pessimismo.

C’è chi vorrebbe bandire queste produzioni d’oltremare dalle nostre tavole sostenendo che una mela prodotta dall’altra parte del mondo non ha nulla di ecologico, ma dimenticando che la grande quantità di impianti frigoriferi utilizzati per conservare il prodotto nostrano per 6, 8 o più mesi genera un’emissione di CO2 tre volte maggiore!).






Mele biologiche a ridosso del vulcano Chillan (Cile)







Può darsi che i produttori del Sud America vivano nella contraddizione a volte di incauti ottimismi, a volte rassegnati a vivere gli alti e bassi della loro esistenza. Di fatto, molti non comprendono la nostra angoscia per questa crisi!


A novembre un piccolo produttore dell’Ecuador, già di una certa età, ma che sprigionava sapienza condita con un filo di ironia mi diceva: “ma non si preoccupi, guardi, questo che Voi state oggi vivendo in Europa noi lo abbiamo vissuto decine di volte e siamo sempre qui vivi e vegeti. Al limite dovrete imparare da noi e smettere di cambiare auto ogni anno!! Guardi un po’ la nostra!!





L’humour è il requisito base di chi sa vivere la vita senza esserne soprafatto…e per quanto mi riguarda non è in opposizione alle responsabilità, anzi.

Diffondiamo, allora, questi messaggi e l’ottimismo in essi contenuto, la filosofia di vita di questa gente ed i loro prodotti che, in questi tempi d’incertezze e di paura, definirei, con un pizzico di ironia, con la parola chiave “caldi”. E non mi riferisco ai nostri prodotti come le banane bio che arrivano dalle “calde” zone del Sud America.

In realtà percepisco che qui in Europa la gente ha davvero bisogno di qualcuno che parli con comprensione, che colga le insicurezze e allo stesso tempo riesca a dare un messaggio positivo. Questo clima di preoccupazione e pessimismo è il vero nemico del mercato bio. Io propongo in primis a me stesso, ma anche ai miei collaboratori e clienti di cercare di creare più complicità, un messaggio più caldo, un effetto positivo. Come? Ad esempio non rispondendo distrattamente scrivendo su una tastiera senza guardare negli occhi il tuo interlocutore e dialogando di più.

Penso alla “fortuna” del nostro lavoro ed all’opportunità di avere un rapporto diretto con i nostri clienti come per esempio la “raccolta” degli ordinativi di merce che facciamo ogni mercoledì chiamando telefonicamente ciascun cliente e scambiando commenti, opinioni ecc.. È un perfetto esempio dell’importanza di comunicare un messaggio più caldo interloquendo con le persone.

Abbiamo, inoltre, numerose iniziative da raccontare vincolate all’eco-sostenibilità, vicende umane ed imprenditoriali incredibili nelle quali abbiamo la “fortuna” di poter “mischiare” lavoro e rapporti umani: sono stato criticato per questo sia in ambito privato che di lavoro…ma dopo i 40 è il modello di vita migliore che concepisco.

3- Cerchiamo nuove strategie di vendita facendo “sistema”

…e non pensate che il prezzo sia l’unico fattore da tenere in considerazione. Non ci annoiate informandoVi solo sul prezzo (almeno iniziate la conversazione con un “Buongiorno”); ci sono anche altri fattori da considerare per la riuscita di un prodotto ed di un sistema. Non lasciateVi contagiare da questa continua lagna del prezzo ed ancora il prezzo; ci sono diverse confezioni altrettanto valide, invassoiare un prodotto bio non è imprescindibile (si può imbustare, floppare o consegnare in cartoni integri vendendo poi a peso sfuso se ci si organizza col un ente di certificazione biologico)... e se il Vostro responsabile margine non usa il cervello non prendetevela con i produttori o gli importatori!

Pensiamo ad aumentare la gamma, a dare più colore agli scaffali bio, presentiamo solo prodotti freschi (il 31.12 mi è capitato di vedere le nostre banane in vassoiate il 11.12!!)


il 90% delle banane bio del mercato UE si commercializza

imbustato



Nostra cella di maturazione a Bologna







Facciamo tutte queste cose ed usciamo dalla politica che io chiamo dei decreti “milleproroghe”…almeno queste pillole sopra elencate non dipendono dai politici, ma direttamente da tutti noi. Impariamo anche a dire no se qualcuno sbaglia (perché chiedere solo il prezzo e continuare, praticamente gli unici in Europa, ad usare vassoi d’oro significa sbagliare) senza nemmeno far notare l’imperterrito sbaglio- errore.

Riprendendo quanto sopra detto sul pessimismo, mi è capitato di leggere un sunto sul libro L’epoca delle passioni tristi (di Miguel Benasayag) che racconta la perdita del senso del futuro, del non voler più ragionare a lunga scadenza e cercare tutto subito senza dar fiducia a chi ci circonda. Una volta chi diceva domani indicava una promessa, ora invece sembra sinonimo di incertezza: meglio affidarsi a chi mi offre il meglio oggi, domani sono sempre in tempo a cambiare fornitore!

Comprare da un’azienda estera è quasi una goduria! Alcuni sembrano ragionare così: ma perché comprare da uno che è qui in Italia? È paradossale ma non solo non si segue il sistema francese (dove comprare da un fornitore estero presuppone l’ultima spiaggia) ma a volte anche se le banane importate dalla Germania o le pere importate da una transnazionale olandese costano più delle nostre mi sento dire: “se questa settimana non compro da voi è perché ancora costate troppo, tu importi direttamente in Italia allora dovresti costare molto meno degli olandesi”….

4- Prepariamoci a ripartire...noi lo stiamo già facendo!

Molti parlano di una crisi a “V” (intensa e acuta però di breve durata, solo di qualche mese), altri ancora a “U” (cioè con effetti più lunghi, minimo tutto il 2009), altri, catastrofici, addirittura di una super crisi ad “L” (cioè secondo queste teorie praticamente non vivremo più il benessere di prima). Io, invece, sono fiducioso che, sia quel che sia la portata globale di questa crisi, il bio non solo terrà in questo periodo, ma sarà poi il primo beneficiario al momento della ripartenza globale dei consumi.

Esiste un limite nel tirare la corda; molti produttori bio che non seguono le filiere di aziende che curano la loro sostenibilità abbandonano l’agricoltura biologica e questo succede qui in Italia, ma soprattutto nei così detti Paesi Terzi. Tutto ha un limite ed il produttore non più sobbarcarsi le spese di logistica di trasporto, i costi dell’importazione, i dazi…poiché qui qualcuno vuole ripianificare i suoi conti.

Nel breve l’irrazionalità domina, ma noi pensiamo che oggi più che mai dobbiamo far sistema, guardare le cose dall’alto con una prospettiva futura e smetterla di ragionare in piccolo. Siamo in salita, ma non manca molto per la discesa; molti, invece, continuano a ragionare come in un vecchio fumetto di Walt Disney (durante le feste i miei bambini mi hanno costretto ad una overdose) dove Pippo, raggiunta la collina, si volta indietro e rivolgendosi all’amico Topolino osserva “Sai, è strano come una discesa, vista dal basso, assomigli ad una salita”.


Buon anno a tutti Voi convinti sostenitori del biologico!


Franco De Panfilis

francodepanfilis@organicsur.it

mercoledì 14 gennaio 2009

ECOCERT

A NEW CERTIFICATION: ORGANIC BANANAS CERTIFIED ECOCERT FAIR TRADE (EFT)


The Daabon Group- a pioneer in social commitment in the tropical areas since 1992.

Before the setting up of the first brands and labels through which Fair Trade products are currently recognised, all around the world Fair Trade products were predominantly sold in shops under different trademarks and often without any certification support. When fairtrade certificated and labelled products started to be displayed on the shelves of the retailers, world shops had already been successful in gathering sympathetic consumers aware of the problems associated with the international trade and sensible to the fairtrade aim to reduce poverty supporting the social and human development of the communities in poor areas.

Daabon recognises to all his partners and involved companies the development of the fairtrade bananas project within the international market representing an example into the worldwide fairtrade movement.

As retailers and the other chain actors were involved in the Fair Trade, became of growing importance the need for an independent verification and a strict and objective monitoring that could result in a concrete and recognised certification seal.

Consumer’s confidence in Fair Trade products is based on the credibility that comes from brand identification, responsible of products marketing and supporting the activity of the sector. This is a focal point to be taken into consideration while looking at the new process stated by La Samaria for reaching Ecocert Fair Trade seal.

Daabon’s philosophy is to achieve the most complete range of social and environmental certifications; several organic applications, the SA 8000 Social Accountancy, the Rain Forest Alliance are some of them and now the Group added this new Fair Trade certification by Ecocert (EFT) conscious that joining it will bring a new organisation challenge and specially a new benchmark in all Latin America.

It is vital that consumer expectations can be satisfied by mean of a clear and complete communication bringing a strong message on this new social brand. As we did in the past, our task is to accompany our customers by supporting this positive social impact which gives space to worker voices as testimony of this project.

Arianna Costa

ariannacosta@organicsur.it




NUEVA CERTIFICACION: BANANAS ECOLOGICAS DEL COMERCIO JUSTO ECOCERT (EFT)

Daabon es pioniero en el compromiso social en areas tropicales desde 1992.

Es importante señalar que anteriormente a la fijación de las primeras marcas y sellos del comercio justo a traves de los cuales estos productos son hoy reconocidos, los mismos se comercializaban en las tiendas y negocios con diferentes marcas y en algunos casos sin certificacion de respaldo. Antes que estas certificaciones sociales comenzáran a aplicarse, los operadores del mercado han sabido ganar la aceptación de los clientes sensibilizandolos sobre las problematicas asociadas del comercio internacional. De este modo se han cumplido los objetivos del comercio justo de reducir la pobreza buscando el desarrollo social y humano de las colectivades vinculadas en areas sensibles.

Daabon reconoce a todos nosotros, partners y companias asociadas, el desarrollo de este proyecto hacia el mercado internacional costituyendo un ejemplo para el comercio justo y social internacional.

En la medida que los distribuidores y la platea de actores de la cadena comercial crecieron se fue planteando espontaneamente la necesidad de una certificacion independiente respaldada por un monitoraje objetivo e imparcial que se concrete a traves de un sello de certificacion reconocido.

La base de la confianza del consumidor del comercio justo nace a traves del conocimiento de las marcas que son las responsables de la comercializacion de estos productos respaldando la actividad del sector. Este es un punto para tener en la maxima consideración el nuevo proceso que La Samaria inicia con su certificación social ECOCERT.

La filosofia de Daabon es la de conjugar la más completa gama de certificaciones sociales y ambientales: diferentes certificaciones ecologicas, SA 8000 Social Accountancy, Rain Forest Alliance y desde hoy la certificación del comercio justo ECOCERT entre varias otras. Alcanzar este nuevo y completo sello social es seguramente un nuevo desafio y un importante lustro en toda Latinoamerica.

Resulta de vital importancia realizar una completa comunicación para que todas las expectitivas del consumidor sean satifechas a traves de un mensaje claro que a partir de hoy deberemos realizar.

Tal cual hemos hecho en el pasado nuestro deber es acompañar nuestra clientela evidenciando el positivo impacto social comenzando por dar espacio a la voz de los trabajadores como los más sinceros testigos de este proyecto.

Arianna Costa

ariannacosta@organicsur.it