Questo
progetto nasce nel mezzo di una zona desertica bagnata dalle acque
del Rio Negro, specializzata nella coltivazione di mele e pere, in cui la
famiglia Garrido da tre generazioni segue queste culture tipiche della zona.
Pionieri del biologico dal 1991, sposano la causa biodinamica dall'anno 2008
contando ormai con una completa gamma di pere (6 varietà) e mele (5 varietà)
che seguono integralmente il metodo biodinamico guidato dalla presenza
dell'Agronomo Renè Piamonte, vero specialista in materia. Non contento
di applicare le guide basiche del compostaggio improprio ed i vari preparati
biodinamici, si è spinto ben oltre sviluppando, all'interno di questi frutteti,
veri e completi orti biodinamici favorendo anche la cultura
dell'autoconsumo da parte dei responsabili de "Las Chacras".
Il
contesto paesaggistico e ambientale è di una valle alluvionale, circondata da un
vero e proprio deserto patagonico.
Periodo
di raccolta pere:
marzo-giugno
Periodo
di raccolta mele:
aprile-agosto
Varietà
coinvolte:
pere Red Clapp, pere William (bianca e rossa), pere Bosc, pere Abate, pere
Packam, mele Royal Gala, mele Stark, mele Crispy Pink, mele Granny Smith, mele
Braeburn
Prerogative
commerciali e comunicative del progetto: al di là dei vantaggi agronomici che
comporta affidarsi a progetti che si sviluppano in zone vocate e privilegiate,
in quanto a bassa pressione edafica di comuni fitopatie (completamente assenti
in queste zone patagoniche), il progetto fornisce anche al produttore la
possibilità di trovare una sostenibilità sociale e ambientale grazie a
collaborazioni come con OrganicSur che promuovono lo sviluppo del mondo
contadino non solo italiano ma mondiale.
Da
segnalare inoltre che queste produzioni in controstagione evitano la necessità
di rifornirsi di prodotto nostrano, già non completamente integro per
quanto riguarda le sue qualità organolettiche di freschezza, croccantezza ed
aromi, ma bensì sospettato di essere stato sottoposto a lunghi tempi di frigoconservazione,
realizzata tramite processi non consentiti in agricoltura biologica e
completamente fuori dai naturali processi di conservazione tradizionale. (http://www.agrofresh.com/smartfresh/smartfresh.html)
Relativamente
invece a impostazioni imperniate sul negativismo rispetto alla fornitura di un
prodotto di oltreoceano, vanno anche segnalati i seguenti fatti: la conta di
emissione di CO2 relativamente a progetti dell'emisfero Sud, confrontati con
mele italiane frigoconservate per più di 5 mesi, dimostrano
quanto più inquinante sia questa lunga conservazione rispetto al viaggio
di prodotto fresco da questi progetti così "lontani".
Si
segnala che il progetto PAI ha un transit time di meno della metà rispetto
ai progetti della Nuova Zelanda. Soli 300 km di strada dalla piantagione
al porto di San Antonio Este e soli 15 giorni di navigazione per
raggiungere il Terminal Frutta di Vado Ligure, ci portano a considerare che
avrebbe più senso coprire tutta la finestra che decorre dal 1 di marzo a tutto
luglio, con queste forniture al posto di continuare con quelle nostrane
che in quel periodo dimostrano, almeno nel caso delle pere, una qualità visiva
e di presenza sulle scaffalature dei negozi che lasciano molto a
desiderare. In definitiva, si tratterebbe di lasciare una piccola
finestra di 5 mesi che permetta da un lato di offrire al consumatore il meglio
della qualità visiva e organolettica durante tutto l'anno e dall'altro al
prodottore italiano di fornire il prodotto disponibile entro i limiti di
conservazione fisiologica che la natura permette, senza forzature.
Questo
costituirebbe un modello di marketing veramente innovativo, nel contesto di un
mercato che all'unisono in monocromia vuole disinformare il consumatore
facendogli credere che tutto quello che arriva sulla sua tavola sia
di miglior qualità se a km zero. Di questo passo, OrganicSur sarebbe
uno dei primati che pende per l'anonimato della faccia del produttore in quanto
concretamente molte lavagnette ed etichettature dei prodotti di vendita
nascondono l'origine quando non proveniente da produzione locale. La strada
dell'informazione veritiera e ben ancorata su dati reali, potrebbe invece
costituire non solo una differenziazione rispetto al resto del mercato ma la
creazione di un vincolo man o a mano crescente tra consumatore e produttore
veramente biologico in tutte le latitudini, in un mondo dove la qualità è non
solo commerciale ma anche ambientale, culturale, sociale e di sostenibilità
condivisa.
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